Luca di Bologna ci racconta un episodio accaduto a Savigno nel 1843

FRATELLINI E SORELLINE D’ITALIA!

Luca di Bologna ci racconta un episodio accaduto a Savigno nel 1843!

Salve, sono Luca. Il mio gruppo ora non si chiama più Bologna 15 ma si è fuso con Bologna 8 per cui ora ci chiamiamo Bologna 8 pur avendo i medesimi capi di prima. Mia mamma ha studiato storia risorgimentale e ha scritto diverse cose sul moto di Savigno del 1843, così quest’anno mi sono beccato vari convegni sul moto che ora conosco a menadito e che vi voglio raccontare.
Savigno è una località collinare ad una ventina di chilometri da Bologna. Il 15 agosto 1843 scoppiò proprio lì una sollevazione organizzata dal comitato di Bologna e attuata da patrioti bolognesi per lo più facchini e canepini arruolati nei giorni precedenti nelle osterie della città. La ribellione durò 10 giorni, l’obiettivo era di far insorgere Bologna ma ciò non avvenne. Diversi ribelli furono catturati e per sette di loro vi fu la pena
capitale con fucilazione alle spalle in quanto considerati traditori della patria. Con l’Unità d’Italia sono diventati eroi e per questo ora vi è una lapide a Bologna che li ricorda ed è stato costruito un obelisco a Savigno in memoria dell’episodio. Vi ho inviato questo fatto, non solo perché altrimenti la mamma ci sarebbe rimasta male, ma perché dall’averlo ascoltato tante volte ho compreso diverse cose: il moto fu fatto da popolani, povera gente che non rubò mai niente ai contadini perché i capi pagarono sempre tutto quello che gli uomini consumavano; che anche se il moto fu un fallimento, perché Bologna non insorse, comunque servì a far riflettere le persone sulla loro condizione di limitata libertà; che furono tanti i sacrifici patiti dai ribelli: chi in prigione con sempre le catene ai piedi, chi fu costretto a fuggire e a vivere all’estero senza rivedere per anni la propria famiglia, chi visse sempre tra stenti perché aveva perso l’occupazione che aveva prima del moto. Mi colpisce sempre che coloro che furono prima considerati ribelli poi divengano degli eroi, ma la mamma dice che è questo che significa il cambiamento di valori.
Vi invio il riassunto dei fatti, il disegno che fatto per ricordare l’episodio e cioè il capitano dei carabinieri pontifici ad un certo punto si nasconde all’interno di un tino che è nella cantina dell’osteria che i ribelli hanno assalito, mi ha sempre colpito questo momento e così l’ho immaginato così, (per fortuna il tino era vuoto perché era estate, pensate se fosse stato a fine settembre!) e due immagini: una raffigura l’obelisco che ricorda il moto a Savigno, il monumento è impavesato per i festeggiamenti del 17 marzo 2011 per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, l’altra è la lapide che è collocata a Bologna proprio nel luogo delle esecuzioni capitali, dove furono fucilati i sette ribelli. Ci sono solo sei nomi perché il settimo fu fucilato il 16 luglio 1844 in quanto era riuscito a scappare a Milano e solo dopo fu catturato.
Un grande saluto da Luca

Il reportage completo di Luca sarà presto nella home di Gufo insieme a tutti gli articoli dei nostri reporter!

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